Le stronzate di Pulcinella

CHE FINE HANNO FATTO QUELLI DELLA PRIMA STELLA DELLA JUVE

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view post Posted on 19/9/2011, 12:08
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Pulcinella291 Forum

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Esattamente il 4 maggio 1958, la Juventus faceva l’ennesimo salto nella storia conquistando il suo 10° Scudetto, prima società in Italia a tagliare il prestigioso traguardo. Un record assoluto che valse al club, allora presieduto da Umberto Agnelli, un’onorificenza mai assegnata a nessun altro: la stella d’oro.
Era la squadra di Boniperti, Charles e Sivori, questi ultimi capaci di festeggiare il tricolore al primo tentativo, contribuendo a suon di gol. Il gallese fu infatti il capocannoniere del torneo con 28 gol, decisivi per permettere all’attacco bianconero di diventare il più prolifico con 77.
Altri record furono conquistati da quel gruppo, capace di restare al comando dall’inizio alla fine: maggior numero di vittorie (23 su 34 gare giocate) e minor numero di sconfitte (6) e di pareggi (5).Ma vediamo ora che fine hanno fatto quei calciatori.

Carlo Mattrel alias Carletto (Torino, 14 aprile 1937 – Front, 25 settembre 1976
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Portiere longilineo, era capace di piazzarsi bene fra i pali ed era dotato di grande agilità. Giocò sette stagioni sotto la Mole, salvo una parentesi di una stagione in prestito al Palermo nel campionato 1961-1962 (34 presenze), rientrando nella trattativa che portò Roberto Anzolin a Torino.
Oltre alle 158 presenze in Serie A, disputò anche 27 partite di Coppa Italia, 4 partite di Coppa dei Campioni ed una partita di Coppa delle Coppe.
Ritiratosi, intraprese l'attività di imprenditore metalmeccanico e addetto alle pubbliche relazion fino alla prematura scomparsa avvenuta nel 1976 a 39 anni a seguito di un incidente stradale,avvenuto in località Front Canavese: la sua auto si schiantò contro una betulla e Mattrel sbatté la testa sul parabrezza; morì sul colpo nonostante il rapido soccorso di un'anestesista.

Giuseppe Vavassori (Rivoli, 29 giugno 1934 – Bologna, 21 novembre 1983
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Portiere iniziò la carriera alla Carrarese nel 1954 in Serie C, provenendo dalle giovanili della Juventus. Dopo una stagione con i toscani, tornò alla società bianconera con cui esordì in Serie A il 4 dicembre 1955 contro il Napoli.

In tre anni gioca soltanto nove partite di campionato, ma dal 1958, per due stagioni, viene schierato più di frequente, pur non diventando titolare fisso. Indossa infatti la maglia di titolare solo nel 1960, dopo la vittoria del suo secondo titolo (in quello del 1958 non era mai sceso in campo), dopo un lungo dualismo con Carlo Mattrel. Bissato il successo (con la Juventus vince anche due Coppe Italia) nel 1961, esordisce anche in nazionale, il 24 maggio contro l'Inghilterra all'Olimpico di Roma, subentrando a 35 minuti dal termine, sul risultato di 1-1, a Lorenzo Buffon che ha subito la rottura del setto nasale.
È scomparso nel 1983, a soli 49 anni, a causa di un tumore al colon ; a lui è intitolato lo stadio comunale di Rivoli



Benito Boldi (Tarcento, 19 febbraio 1934)

secondo fratello di una dinastia di calciatori (il fratello maggiore Mario ha giocato nel Palermo negli anni '50) era per questo era noto come Boldi II°.
Boldi si impone come uno dei giovani più interessanti del torneo e Mazza lo cede alla Juventus in cambio di una somma cospicua. Paradossalmente per Boldi quella che avrebbe potuto essere una grandissima opportunità si trasforma in una mezza delusione, infatti la SPAL verrà ripescata e per Boldi, che a Ferrara avrebbe potuto giocare titolare, viene riservata la beffa di esordire con i torinesi in casa proprio contro la SPAL il 18 settembre 1955 poi in totale solamente 4 gare nella Juve allenata da Sandro Puppo che arriverà nona in campionato.

A quel punto Mazza chiede di poter ottenere Boldi in prestito per il campionato successivo, ma il friulano, stretto da Lucchi, Vinyei e Delfrati, non riesce a divenire protagonista e disputa 10 gare prima di tornare a Torino avendo comunque la soddisfazione di giocare a Milano, il 9 giugno 1957, la storica gara in cui la SPAL si impose sul Milan ormai campione d'Italia con una rete di Di Giacomo.

Tornato alla Juventus, Boldi gioca 10 gare in due campionati e 6 di Coppa Italia, avendo la soddisfazione di vincere lo scudetto nel 1958, quello della prima stella, oltre a legarsi, con profonda e fraterna amicizia, a John Charles. Questa amicizia rimarrà sino alla morte del gigante gallese che sapeva di poter contare sempre sull'aiuto e la solidarietà di Boldi.

Giuseppe Corradi (Modena, 7 luglio 1932 – Torino, 22 luglio 2002

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Messosi in luce nel Modena nel 1951 passò giovanissimo alla Juventus dove debuttò in Serie A il 23 settembre 1951 in Juventus-Lazio 5-3[1] e vinse alla fine della stagione uno scudetto. A Torino rimase per 8 stagioni, segnate da un grave infortunio, vincendo un secondo scudetto nel torneo 1957-1958. Giocò quindi con Genoa e Mantova.Terminata la carriera da calciatore divenne il ruolo di allenatore. Tra le altre guidò Pisa, Spezia e Lecce. E' morto a Torino nel 2002.


Bruno Garzena (Venaria Reale, 2 febbraio 1933)
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si sviluppa calcisticamente nella Juventus, dove approda giovanissimo.
Sono anni ruggenti, pieni di sogni e di ambizioni. É una Juventus giovane, e c’è spazio per tutti, anche per chi, come lui, arriva agli allenamenti in bicicletta, è ricco di entusiasmo e di vigore atletico. Esordisce nella Juventus nel 1952, ha diciannove anni.
Bruno conferma le proprie capacità di combattente, per ribadirle anche in epoca successiva, con la conquista degli scudetti 1957/58 e 1959/60, ai tempi di Boniperti, Charles e di Sivori.Con i torinesi vinse due scudetti e due Coppe Italia. Il 23 marzo 1958 esordì in Nazionale maggiore, a Vienna, in una gara di Coppa Internazionale contro l'Austria; quella rimase l'unica sua presenza in maglia azzurra.

Nel 1960 fu ingaggiato dal Lanerossi Vicenza; fece ritorno alla Juventus nella deludente stagione 1961-62. Successivamente vestì le maglie di Modena e Napoli.

Umberto Colombo (Como, 21 maggio 1933)
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Nasce a Como il 21 maggio 1933. Cresciuto nelle formazioni minori, dopo un paio di stagioni trascorse in prestito al Monza rientra alla Juventus nell’estate del 1954 ed in bianconero si ferma per sette anni che gli fruttano 193 presenze (173 in campionato, 16 in Coppa Italia e 4 nella Coppa dei Campioni) e 23 goals (22 in campionato ed 1 in Coppa Italia).

Con la Juventus, quella di Boniperti, Sivori e Charles, Colombo lega il suo nome a tre scudetti (1958, 1960 e 1961) ed a due Coppa Italia (1959 e 1560). Lascia Torino nell’estate del 1961 e si accasa all’Atalanta e con i nerazzurri, nel 1968, torna ad aggiudicarsi la Coppa Italia. Ha indossato tre volte la maglia azzurra della Nazionale A.

Poiché giocava in una Juventus il cui genio era garantito da un fuoriclasse come Sivori, a Colombo non si chiedeva di avere il “piede vellutato”, ma di garantire la solidità del centrocampo ed il controllo, con dedizione assoluta, delle mezzali avversarie. Ed il possente ragazzo di Como (un metro ed ottantatre centimetri di altezza per settantasette chili di peso) assicurò, alla squadra, il sudore di mille rincorse, di altrettanti preziosi recuperi, di appoggi mai leziosi ai compagni più dotati tecnicamente di lui, sebbene nell’eleganza dello stile potesse rivaleggiare con gli stessi Sivori e Boniperti.

La Juventus lo lanciò nel campionato 1954/55, in uno dei periodi più critici della storia bianconera; anche da lui, uno dei rappresentanti della “linea verde”, la società iniziò la ricostruzione che avrebbe portato alle vittorie dei primi anni Sessanta. Non era certo in possesso di una tecnica sopraffina, ma era prezioso per il suo senso tattico e per il grande dinamismo, tanto nei recuperi quanto nel rilancio dell’azione; il contributo alla squadra fu davvero prezioso e fondamentale.Attualmente è opinionista part-time per l'emittente lombarda Telelombardia nel programma calcistico Qui Studio a Voi Stadio


Flavio Emoli (Torino, 23 agosto 1934)
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Nato a Torino il 23 agosto 1934. Cresciuto nella società. Un campionato in prestito al Genoa e rientra alla Juventus per la stagione 1954/55 dove è subito titolare. Laterale di carattere indomabile e di ottima tecnica è il comprimario ideale dell’argentino Sivori per il quale si sacrifica in rincorse asfissianti. Compie un lavoro ordinato e preciso, fatto in funzione delle esigenze della squadra. Emoli sa conquistare il pallone con forza ed ha l’intelligenza si batterla in avanti, con immediatezza, al compagno meglio smarcato. Raramente i suoi disimpegni hanno messo in difficoltà la squadra, perché le sue avanzate venivano fatte a ragion veduta, senza eccessivi sbilanciamenti in avanti, senza rompere l’equilibrio tra attacco e difesa.Gioco' anche nel Napoli del quale divenne capitano.

Rino Ferrario (Albiate, 7 dicembre 1926)
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Ha giocato militato essenzialmente negli anni cinquanta in Serie A, totalizzando 247 presenze e 13 reti con le maglie di Lucchese, Juventus, Inter, Triestina e Torino.
Ha totalizzato 10 presenze nella Nazionale maggiore.

Antonio Montico (Valvasone, 30 dicembre 1932)
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Cresciuto nella Pro Gorizia, nel 1951 passa all'Udinese, con cui esordisce in Serie A in occasione del pareggio interno contro la Triestina del 30 novembre 1952, e concludendo l'annata 1952-1953 con all'attivo 9 presenze e 3 reti, fra cui una doppietta alla SPAL.
A fine stagione si trasferisce alla Juventus, dove dopo un primo anno di ambientamento (14 presenze) conquista il posto da titolare a partire dalla stagione 1954-1955 mantenendolo per tre stagioni, riuscendo anche ad andare a segno con una certa continuità (25 reti complessivamente in bianconero. Nella sessione autunnale del calciomercato del 1960 viene ceduto al Bari, in una stagione chiusa dai pugliesi con la retrocessione in Serie B dopo spareggio con Lecco ed Udinese, per poi rientrare alla Juventus a fine stagione. Disputa coi bianconeri nella stagione 1961-1962 i sue ultimi due incontri in massima serie, per poi scendere in Serie C a chiudere la carriera con la maglia dell'Anconitana.


Giampiero Boniperti (Barengo, 4 luglio 1928)

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È stato inserito nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori della storia, stilata in occasione del centenario della FIFA.
Soprannominato dagli avversari "Marisa" per i suoi boccoli biondi . ha sempre legato il suo nome a quello della società bianconera, nella quale ha mosso i primi passi da calciatore nell'immediato dopoguerra, esordendo nel campionato 1946-1947 nel ruolo di centravanti. Si mise subito in luce, segnando ben 5 reti in sole 6 partite in quel suo primo campionato.

Si conquistò subito un posto da titolare, tanto che l'anno dopo non saltò alcuna partita e fu addirittura capocannoniere, a venti anni appena compiuti, con ben 27 reti.Boniperti conquistò lo scudetto del 1949-1950 con la Juventus, continuando a segnare con una media impressionante. Raggiunge infatti il traguardo delle 100 reti in Serie A prima di compiere 24 anni. Nel corso della stagione 1951-1952 conquista inoltre il suo secondo titolo personale.

Durante gli anni cinquanta a Torino arrivano in tutto tre soli titoli, a causa delle imprese dell'Inter di Skoglund e Lorenzi, del Milan del Gre-No-Li, della Fiorentina di Bernardini.

In ogni caso nel 1957-1958 Boniperti poté riconquistare il tricolore (il decimo per la società bianconera, che da questo momento sarà la prima a potersi fregiare della "Stella"), ricoprendo quel ruolo di mezzala in cui già da qualche anno brillava, potendo così sfruttare al meglio per la squadra le sue eccellenti doti tecniche e di visione di gioco.Boniperti è riconosciuto dalla Juventus Football Club come il calciatore più rappresentativo della sua storia, e, con 182 gol in gare ufficiali, è attualmente il secondo miglior marcatore della storia della società bianconera, superato solo da Alessandro Del Piero. Del trio storico Boniperti-Charles-Sivori, Giampiero Boniperti è l'unico dei tre ancora in vita.Poco dopo il suo ritiro dall'attività agonistica Boniperti fu chiamato subito dalla famiglia Agnelli a ricoprire un ruolo dirigenziale all'interno della società. Successivamente venne nominato presidente, carica mantenuta dal 1971 fino al 1990. Nell'estate del 2006, dopo il coinvolgimento della Juventus nello scandalo Calciopoli, Boniperti è stato richiamato dalla famiglia Agnelli per ricostruire la nuova società; oggi ricopre la carica di presidente onorario.

William John Charles CBE (Swansea, 27 dicembre 1931 – Wakefield, 21 febbraio 2004)
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John Charles nacque a Swansea e si unì al Leeds United all'età di 17 anni. Per questa squadra segnò 150 gol in otto anni, compresi 42 nella stagione 1953-54. Nel 1957, Gigi Peronace, curò l'acquisto ed il passaggio alla squadra italiana della Juventus per l'allora cifra record di 65.000 sterline. Nei suoi cinque anni alla Juventus mise a segno 93 gol in 155 partite, vincendo lo scudetto tre volte, e la Coppa Italia due. Si guadagnò il soprannome di Il Gigante Buono, sia per la sua taglia, sia perché non venne mai ammonito o espulso.
Dopo il periodo alla Juventus, ritornò al Leeds United, e giocò anche per la Roma, finendo la sua carriera da giocatore al Cardiff City. In seguito, divenne allenatore dell'Hereford e del Merthyr Tydfil, e direttore tecnico della squadra canadese, Hamilton Steelers.Dopo il suo ritiro gestì un pub nello Yorkshire per diversi anni. Venne premiato con un CBE nel 2001, e fino a poco prima della sua morte seguì con passione tutte le partite in casa del Leeds United. Nel 2002 diventò il primo calciatore d'origine non inglese ad essere inserito Hall of fame del calcio inglese. Ulteriormente è stato nominato vice-presidente della Federazione calcistica gallese.
Nel gennaio 2004 soffrì di un attacco di cuore prima di un'intervista per una televisione italiana, che richiese la parziale amputazione di un piede per problemi circolatori. Morì nel febbraio dello stesso anno, a Wakefield.

Bruno Nicolè (Padova, 24 febbraio 1940)
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Iniziò la sua carriera di attaccante nelle file del Padova, sotto la guida di Nereo Rocco; con i biancoscudati esordì in Serie A appena sedicenne, nel corso del campionato 1956-57. L'anno successivo fu acquistato dalla Juventus, conquistando subito i tifosi per le sue prodezze. Con i bianconeri conquistò 3 scudetti e 2 Coppe Italia.
Salito alla ribalta troppo giovane, bruciò le tappe e, lasciata la Juventus nel 1963, non riuscì più ad esprimere appieno le proprie potenzialità. Influì negativamente sulla sua crescita, e dunque sul prosieguo della carriera, lo spostamento di ruolo, all'ala destra, essendo il centro occupato da John Charles e Omar Sivori (e in Nazionale, nei primi anni Sessanta, da Altafini e prim'ancora da Brighenti, e la fascia destra da Mora).

Vestì le maglie di Mantova e Roma; nel 1964 coi giallorossi vinse la sua terza Coppa Italia, segnando il gol decisivo nella finale contro il Torino. Dopo una breve esperienza alla Sampdoria chiuse con l'Alessandria, in Serie B.
Dopo la fine della sua carriera agonistica, Nicolè si dedicò all'insegnamento di educazione fisica nelle scuole. Attualmente è in pensione.

Guerrino Rossi (Monticelli d'Ongina, 2 febbraio 1934)

Cresce Fiorenzuola in IV Serie per passare, nel 1951 nella Cremonese. Nel 1955 vince la classifica dei marcatori della Serie C, a pari merito con Luigi Bretti del Bari, con 16 reti.

Acquistato l'anno successivo dalla Juventus, esordisce con i bianconeri in Serie A nella prima di campionato, il 18 settembre 1955, con un 2 a 2 contro la SPAL. Dopo questa prova i dirigenti bianconeri non si ritengono soddisfatti e scaricano Rossi, costretto a tornare in Serie C prima con il Siena, poi con la Sanremese.

Enrique Omar Sivori (San Nicolás de los Arroyos, 2 ottobre 1935 – San Nicolás de los Arroyos, 17 febbraio 2005)
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Chiamato El Cabezón per la folta capigliatura scura che spiccava sul corpo minuto o anche El Gran Zurdo (il grande mancino)[2], Sivori vinse con la maglia della Nazionale argentina la Copa América 1957 e fu campione del calcio argentino per un triennio: 1955, 1956 e 1957. In carriera mise a segno 146 reti nel campionato italiano e 8 con la maglia della Nazionale italiana.
Considerato uno dei giocatori argentini più forti di tutti i tempi, occupa la 16a posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori sudamericani del XX secolo pubblicata per IFFHS nel 2004.Nel marzo 2004 è stato inserito nella speciale classifica FIFA 100, che raggruppa i maggiori fuoriclasse di sempre. È stato certamente fra i calciatori più amati dai tifosi delle sole tre squadre in cui ha giocato, River Plate, Juventus e Napoli.
Giocatore dalle inusuali doti tecniche, dotato di un dribbling ubriacante e di un palleggio sopraffino, usava giocare con i calzettoni abbassati e senza la protezione dei parastinchi (come gesto di sfida verso gli avversari, che spesso superava in tunnel): per questo stile i giornalisti sportivi coniarono termini quali calzettoni alla "cacaiola", o alla Sivori. A queste particolarità si aggiungeva l'abitudine di lasciar scivolare con finta disinvoltura la sua maglietta numero 10 fuori dai calzoncini.

Uno dei suoi colpi migliori e più naturali era il cosiddetto tunnel, cioè l'abilità di far passare la palla fra le gambe dell'avversario disorientandolo con movimenti zigzaganti e finte repentine.Durante la stagione 1957-1958, ad appena 21 anni fu ingaggiato dalla Juventus dopo essere stato notato da Renato Cesarini; i torinesi pagarono 10 milioni di pesos per il trasferimento, stabilendo un record per l'epoca ma provocando indirettamente un declino nella storia del River, che nei 18 anni seguenti non riuscì a vincere il campionato in Argentina; tuttavia con quei soldi si riuscì a completare il loro El Monumental.
Per brevissimo tempo Sivori si cimentò nel ruolo di allenatore; quando abbandonò il calcio giocato, la polemica con la classe arbitrale si trasferì dai campi di gioco alla televisione e Sivori si dimostrò per lungo tempo competente ed apprezzato commentatore.

Nel 1973 diventò commissario tecnico della nazionale Argentina con il compito di qualificare la "biancoceleste" ai campionati mondiali del 1974. Incarico delicato in quanto l'Argentina aveva fallito la qualificazione nel 1970. Sivori ottenne la qualificazione ai danni di Paraguay e Bolivia con 3 vittorie ed un pareggio: celebre fu la mossa con la quale, dovendo giocare due partite ravvicinate, uno a livello del mare ed un'altra ai 3650 m di quota di La Paz allestì due squadre. Mentre la prima si allenava a Buenos Aires e si recò ad Asuncion dove pareggiò col Paraguay, la seconda ("nazionale da montagna" venne definita) fu portata ad allenarsi sulle Ande, per acclimatarsi in quota.Negli ultimi anni di vita lasciò l'Italia per tornare a vivere in Argentina.

Sposato con Maria Elena Casas, da lei ebbe tre figli: Nestor, Miriam e Humberto, quest'ultimo morto per un tumore nel giugno 1978, all'età di quindici anni.

Omar Sivori muore il 17 febbraio 2005 nella sua casa di San Nicolás - intitolata da lui, La Juventus in omaggio al club italiano[18] -, a causa di un tumore al pancreas, all'età di sessantanove anni.



Gino Stacchini (San Mauro Pascoli, 18 febbraio 1938)
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Dodici stagioni in casa bianconera gli portano 279 presenze con maglia juventina e 55 gol. Con la sua Juventus ha vinto anche quattro scudetti nel 1958, 1960, 1961 e 1967, e tre Coppa Italia nel 1959, 1960 e 1965.

Ala destra della Juventus (vi arriva nell'estate del 1955) esordisce in Serie A con la partita Atalanta - Juventus, il 1º aprile 1956, terminata 1-1.
Negli anni '60 le cronache rosa si occuparono di lui per la lunga relazione, durata otto anni, con Raffaella Carrà.

Giorgio Stivanello (Venezia, 13 luglio 1932 – Vicenza, 18 maggio 2010)
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Cresciuto calcisticamente nel Venezia, fu una classica ala con un gioco basato su lunghe discese sulla fascia e cross verso gli attaccanti.

Passato al Padova nel 1953, dopo aver centrato la promozione in massima serie nella stagione 1954-55, contribuendo con 12 reti all'attivo, esordì in Serie A il 18 settembre 1955 in Padova-Lazio 1-2. Nella stagione 1956-1957 venne tesserato dalla Juventus, che lo impiegò nel suo ruolo naturale, potendo disporre di una coppia di attaccanti adatta a sfruttarne i cross, formata da John Charles e Omar Sivori

Stiva giocò nella Juventus per 6 stagioni, giocando le prime 3 da titolare e le seguenti da rincalzo, collezionando 93 presenze e realizzando 20 gol, di cui 11 nella prima stagione (miglior marcatore bianconero della stagione, alla pari di Antonio Montico); durante la sua permanenza a Torino, la Juventus vinse 3 scudetti e 2 Coppa Italia. I 6 anni trascorsi con la Vecchia Signora furono intervallati dalla stagione 1960-61, quando Stivanello fu ceduto in prestito alla Lazio, con la quale però non disputò gare di campionato.Concluse la sua carriera ad alto livello nella stagione 1962-1963 nel Venezia, realizzando due reti non sufficienti ad evitare la retrocessione in B dei lagunari.

È scomparso nel 2010 all'età di 77 anni










 
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